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Legacci della spazzatura: Trappola mortale. INTERVISTA

Legacci della spazzatura: Trappola mortale.                                               INTERVISTA
L'Amsa(Azienda milanese servizi ambientali) quando è stata informata della pericolosità/mortalità dei legacci , ha provveduto a ordinare sacchi privi di legacci che sono quindi attualmente in uso nella città di Milano e in tutti iComuni dove l'Amsa esegue i propri servizi..

ACQUA PREZIOSA

ACQUA PREZIOSA

martedì 10 agosto 2010

Il Problema della Plastica



Siamo ormai tutti consapevoli che la plastica rappresenta una vera calamità per l’intero pianeta.
Siamo però meno consapevoli del potere che abbiamo come singoli, se uniti ad altri milioni di singoli.
Aspettiamo che siano  i Governi a prendere i provvedimenti, senza considerare i tempi con cui i governi agiranno, gli interessi  privati che dovranno tutelare,i business alternativi che favoriranno.
Prendiamo l’esempio dell’olio di palma,dannoso per la salute,per  le cui coltivazioni vengono distrutte in India foreste su foreste .
Sull’onda di pochi attivisti che han fatto petizioni, sensibilizzazioni, ecc, si sono mossi centinaia, migliaia, milioni di singoli consumatori che hanno iniziato a non acquistare più i prodotti che lo contenevano, spingendo, di conseguenza, sempre più  Ditte produttrici a rinunciare all’olio di palma.
Oggi sugli scaffali dei supermercati ,campeggiano centinaia di  prodotti  con la scritta, ben visibile:” senza olio di palma”.
Facciamo e rinunciamo dunque tutti insieme a qualcosa, per eliminare la plastica dalla nostra vita, se vogliamo davvero eliminarla dal  nostro pianeta.

  • Acquistiamo frutta e verdura sfusa,piuttosto che quella in contenitori, imballi, retine di plastica
  • E’ vero che praticamente tutti gli altri prodotti sono insacchettati nella plastica,  ma alcuni supermercati hanno linee di loro prodotti in imballi cartacei  (il PAM, ha una linea di suoi   biscotti in sacchetti che si smaltiscono come carta,Il  Carrefour, ha il proprio riso in scatole di carta,senza l’involucro interno in plastica).
Se cominciassimo a guardarci in giro,a  trovare anche altri  prodotti, a sceglierli ,a farli scegliere da amici e parenti, gradualmente, come è successo per l’olio di  palma, i prodotti senza plastica aumenterebbero di numero e di varietà sugli       scaffali   di tutti i  Supermercati.
 E le  varie Marche si farebbero concorrenza per scrivere sui loro prodotti:
” Senza Plastica”

  • Sempre al Super, invece di usare il guanto in plastica per prendere frutta e verdura, si può mettere la mano a mo’ di guanto in uno dei sacchettini che si usano per riporre gli acquisti.
  • Smettiamo di usare piatti, bicchieri, posate di plastica in casa nostra e, se facciamo parte di qualche Parrocchia, Gruppo , Associazione che organizza per i propri membri cene, pranzi ecc, e non vogliamo lavare una montagna di  stoviglie, chiediamo ai partecipanti di portarsi da casa il proprio piatto di ceramica, il proprio bicchiere di vetro, le proprie posate di metallo, il proprio tovagliolo di stoffa e di riportarseli a casa per il lavaggio.
  • Chi beve l’acqua minerale in bottiglia, perché non compera quella nelle bottiglie di vetro? Certo, costa molto di più, ma ….
  • Se andiamo in gita,in bicicletta o a correre, portiamoci la vecchia borraccia di metallo, invece della bottiglietta di plastica.
LA BIOPLASTICA
(usiamo per comodità  questo termine  sapendo però che  le plastiche biodegradabili, quelle compostabili e quelle riciclabili ,con molteplici varietà e classificazioni, non sono la stessa cosa).
Qualcuno, pigro e irresponsabile,aspetta che la plastica sia vietata per legge e che in commercio compaia la bioplastica.
La  bioplastica però non compare, deve essere prodotta, con processi industriali costosi  che inquinano e/ o impattano sull’ambiente e  che abbisognano di materie prime che possono essere sì gli scarti dell’agricoltura , ma anche e soprattutto apposite coltivazioni , per esempio di mais.

Immaginiamo dunque quante sono le stoviglie che raccogliamo dopo una cena o un pranzo collettivo e quanti imballi, sacchetti , contenitori ci sono sugli scaffali dei supermercati e dei vari negozi che conosciamo.
Adesso cerchiamo di immaginare  a quanti ce ne possono essere  in tutta Italia, in Europa, in tutto il Mondo.
Immaginiamo dunque, di conseguenza, quante dovranno essere le coltivazioni che serviranno per fornire la materia prima necessaria a produrli.

E con che  consumo di territorio delle solite popolazioni dei  paesi terzi che non avranno alcun vantaggio in termini di alimentazione umana, ma dove la mano d’opera verrà sfruttata dalle solite multinazionali allo scopo di offrire bioplastica a prezzi concorrenziali.

E già che abbiamo immaginato la mole di rifiuti bioplastici  mondiali, proviamo a pensare che dovranno essere raccolti, smaltiti, riciclati, compostati da Aziende che dovranno riconvertirsi all’uso di nuove, costose tecnologie in nuovi costosi impianti.

Consideriamo infine che biodegradabile non  significa per forza innocuo per l’ambiente.

Che anche sostanze di origine vegetale possono, durante la biodegradazione, originare sostanze tossiche. 

Che gli effetti diretti e indiretti del processo di degradazione sull’ habitat marino non sono stati ancora del tutto studiati. 

Che in genere la bioplastica permane nell’ambiente anche  4-5 anni, prima di essere degradata.

Che finirà nei fiumi e nei mari come ci finisce la plastica normale.

Consideriamo da ultimo che una plastica compostabile e biodegradabile, lo è solo in impianti industriali appositi e non nell’ambiente terrestre, in quello marino, né nello stomaco di una balena.


Milano 5 settembre 2019                                 

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